mercoledì 26 ottobre 2011

Prologo

Ieri sera mi trovavo a cena con degli amici di famiglia ed uno di loro -sessantenne- mostrava le foto della sua gioventù: le immagini di quando aveva diciottanni e scorrazzava con la band per la provincia e per l'Europa con l'immancabile T1 Volkswagen per suonare nelle balere. Mi sono veramente commosso, leggendo in quelle facce giovani l'amore per la vita e l'intraprendenza, facce di chi sentiva di poter cambiare il mondo o quanto meno di avere un posto nel mondo.
Tornandomene a casa ho ripensato ad un episodio quasi antico (dieci anni fa). Un altro amico dei miei genitori, qualche giorno dopo il mio esame di maturità mi chiese come mi sentissi. Lì per lì, non ebbi gran risposte da dare, probabilmente farfugliai che non lo sapevo. Questi, con sguardo sognante, mi disse che al contrario appena superata la maturità sentiva di avere "il mondo in mano".
All'epoca non diedi gran peso a quella dichiarazione, che forse presi semplicemente come le parole di uno diverso da me.
Con gli occhi di oggi, però, posso affermare che mentre farfugliavo di non sapere come mi sentissi, mentivo. La verità è che mi sentivo un gran coglione, perché ero terrorizzato al punto di non avere la benché minima idea di cosa fare della mia vita.
Si può arguire che un diciottenne non sia tenuto a sapere cosa fare della sua vita, ed a ragione. Il punto è che un diciottenne dovrebbe illudersi di sapere cosa vuole, non temere nulla, gettarsi allo sbaraglio alla conquista!
Inutile è piangere sul latte versato, ma proficuo sarebbe non ripetere ad libitum quel comportamento da inetto Zeno Cosini.
Mi sforzo di farlo giorno per giorno, impegnandomi nel lavoro e nella vita personale, per guadagnare indipendenza economica e morale. Per fortuna negli anni sono migliorato! Mi ha aiutato in parte l'esperienza.
Trovatomi sull'avvincente mercato del lavoro dopo la laurea, mi rendevo conto di non aver imparato davvero nulla di pratico dal mio corso di studi. La cosa ovviamente mi preoccupava parecchio. Nella mia testa immaginavo che le aziende, l'amministrazione, la finanza, la politica, fossero abitate da persone specializzate che sapevano quello che facevano e temevo quindi di non essere in grado di farmi valere in contesti del genere. Fortunatamente ho poi scoperto che il pressapochismo è imperante e chiunque abbia un'intelligenza media (come pure il sottoscritto), può tranquillamente e correttamente adempiere a gran parte delle mansioni esistenti.
Pertanto oggi, cerco di destreggiarmi, senza eccessivi drammi interiori.
Non è affatto impossibile affrontare le difficoltà tecniche del lavoro, basta un po' d'impegno ed un po' di tempo per imparare. Niente di trascendentale (nemmeno attività dal nome altisonante, tipo Risk Management Expert o roba del genere).
Cionostante tutti i giovani, me compreso, faticano a trovare lo slancio e a sentirsi come se avessero "il mondo in mano".
I giovani hanno studio alle spalle, capacità, ingegno, maggiori se non pari a quelli dei propri genitori, ma non sentono il mondo in mano.
Ho ventottanni, sono sano, mediamente intelligente (e mediamente stupido ovviamente), sto per sposarmi molto felicemente, sono più o meno indipendente economicamente: perché cavolo non sento il mondo in mano?


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